Poco distante dal paese, circa due KM ad ovest, si stende il Parco regionale dei Boschi di Carrega, nucleo centrale della tenuta di caccia ducale, nel quale furono costruite due ville ottocentesche, il Casino dei Boschi e il Ferlaro, residenze estive di Maria Luigia d’Austria. La Villa fu edificata dalla duchessa Maria Amalia di Borbone, dove esisteva uno chalet di caccia nel cuore della riserva già di proprietà dei Farnese. Il casino dei Boschi fu ampliato dall’architetto di corte di Maria Luigia, Paolo Gazzola, per farne una dimora di villeggiatura. Adesso di proprietà della famiglia Carrega presenta ancora oggi le caratteristiche del tempo: un corpo centrale a tre piani di base rettangolare, facciata con frontone con lo stemma ducale e protiro a tre fornici con terrazzo sovrastante. All’interno alcuni locali conservano le caratteristiche settecentesche dell’epoca di Maria Amalia di Borbone tra cui un salotto rivestito a boiserie in stile Luigi XVI. Un edificio adibito originariamente a teatrino si erge sul retro al centro della prolunga, la lunga ala di servizio ad un piano, porticata con colonne, oggi sede del Parco Regionale dei Boschi di Carrega. Il primo ad essere istituito nella regione Emilia Romagna, si estende per circa 1260 ettari tra i Comuni di Sala Baganza e di Collecchio e Fornovo. E’ situato sui terrazzi fluviali quaternari tra il fiume Taro e il Torrente Baganza, a poca distanza dal Parco Regionale del Taro e della vicina riserva naturale orientata del Monte Prinzera. Il paesaggio è dominato da una piacevole e suggestiva alternanza di boschi, prati all’inglese e valli solcate da ruscelli che alimentano diversi specchi d’acqua. Da riserva di caccia divenne con Maria Luigia un orto botanico in cui furono piantati frutteti e vigneti.Vi introdusse il castano e il faggio. L’area costituisce un tipico esempio di foresta padana alternata a piante da frutto e zone coltivate.
Di grande interesse paesaggistico sono i Calanchi di Maiatico, rilievi situati nella zona meridionale del parco e costituiti da sedimenti argillosi di origine marina. Le spettacolari incisioni vallive e gli enormi ventagli di crete grigie risalgono a cinque milioni di anni fa, quando la pianura era occupata da una profonda insenatura di mare che si spingeva fino a Torino. A quel tempo l’appennino emiliano si presentava come una serie di colline non più alte di 1000 metri chiazzate da laghetti fangosi, nei quali si raccoglievano le acque provenienti dai displuvi emergenti. L’area tra il Taro e il Baganza nel periodo del pliocene era ricoperta da una spessa coltre di fanghi marini ad una profondità che raggiungeva e a volte superava i cento metri.Il mare del golfo padano era ricchissimo di vita e ciò è testimoniato dall’abbondanza di resti fossili come a Maiatico.
San Vitale Baganza - Nel piccolo centro a struttura medioevale a soli 5 KM dal capoluogo lungo il torrente Baganza si trova il Castello quattrocentesco di cui restano solo la parte inferiore del mastio e la tracce dell’edificio di destra, ancora con alcune merlature. Adiacente, la cosiddetta Casa dell’opera che all’interno del cortile conserva una interessante finestra tardo quattrocentesca con inserti in terracotta forse cremonesi.Scendendo verso il Baganza si incontra la Chiesa parrocchiale, riedificata in stile impero nella prima metà dell’ottocento con il campanile del 700.Villa Carpintero poi è un pregevole edificio a pianta ottagonale absidata in stile neoclassico, costruita nel XVIII secolo ed in seguito ampliata e rimaneggiata.Nella valletta del rio delle finestre si trova l’oratorio della Beata Vergine, già noto nel 1230 e ricostruito ai primi del settecento, meta in passato di ex voto. Poco distante dall’oratorio ci sono i resti possenti dell’acquedotto quattrocentesco, costruito pare dai San Vitale e ristrutturato dai Farnese, chiamato Ponte della Nave.
Talignano - A 5 km da Sala, in direzione Collecchio, ai margini dei Boschi di Carrega, si trova la pieve romanica dedicata a San Biagio, chiesa sorta nel XII sec come cappella dipendente dal monastero cistercense della Rocchetta ed annessa ad un ospizio per i pellegrini che percorrevano un itinerario secondario della Via Francigena. L’attuale veste romanica dell’edificio si deve ai lavori di ristrutturazione eseguiti tra il 1930-1940. La struttura ad aula unica coperta da una volta a botte, ospita all’interno interessanti affreschi del XVI secolo e XIX secolo. Interessante è la lunetta esterna che sovrasta la porta d’ingresso con la Psicostasi cioè, la pesatura delle anime, assegnabile ad una bottega che rivela esperienze lombarde campionasi ed antelamiche, attiva anche a Fornivo e Bardone sempre lungo la via Francigena. Sempre a Talignano, si trova il Castello di Segalara, posto su un terrazzo naturale dal quale si domina la vallata con annesso oratorio risalente al XIII secolo.